mercoledì 5 settembre 2007

CAPTIVITY


La “prima volta” del regista Roland Joffé nel genere thriller (con tocchi horror) è praticamente un disastro (vedi anche alla voce “botteghino Usa” con incassi attorno ai due, dicesi due, milioni e 600 mila dollari
Utilizzando una sceneggiatura del veterano Larry Cohen (la trilogia del “poliziotto maniaco” ed in tempi più recenti “Phone Booth” e “Cellular”) qui assistito dall’esordiente Joseph Tura, il regista di “Urla del silenzio” e “Mission”, mancante dal grande schermo da ben sette anni (la sua ultima fatica è stato lo storico-gastronomico “Vatel”), si cimenta con le atmosfere claustrofobiche che oggi vanno per la maggiore se guardiamo a “modelli” (non certo però di grande ispirazione) tipo “Hostel” o “Saw”, aggiungendo la consueta dinamica dell’ossessione del maniaco di turno per la sua vittima.
Una bella modella, Jennifer (Elisha Cutberth, reduce dal serial “24”e non certo digiuna di atmosfere orrorifiche visto che ha interpretato “House of Wax”) è oggetto di attenzioni di un misterioso individuo. Drogata durante una festa in discoteca Jennifer si ritrova rinchiusa in una stanza e tutti i suoi tentativi di fuga si rivelano inutili, con successive e crudeli punizioni per la ragazza (compreso un frullato di organi umani fatto ingurgitare a forza via imbuto). Ma Jennifer non è sola con il suo rapitore: la sua cella confina con quella di Gary (Daniel Gilles, visto in “Matrimoni e pregiudizi” e nei panni di John Jameson in “Spider Man 2”), anche lui prigioniero e i due si coalizzano per combattere il loro comune nemico. Ci scappa pure un po’ di sesso….
Ma la sorpresa (sai che sorpresa: se state attenti il giochino è facile da scoprire) è tra le mura della stanza, dove si celano i soliti, immancabili “scheletri nell’armadio”.
Film bello tediosetto, fortunatamente di durata ridotta (90 minuti circa) con la Cuthbert impegnata in un ruolo di “oggetto del desiderio” ma non così accattivante come il personaggio richiede (ci voleva un attrice capace di una maggiore attrazione erotica, qui rimaniamo sul versante della ragazza carina e basta…), topi ed ambienti fetidi, voyeurismo a “go-go”, i soliti poliziotti che vanno a finire male, una parte ridotta per Pruitt Taylor Vince (altro componente del ridotto cast), qualche “spruzzata” di stile cinematografico “alternativo” e un po’ “fighetto”, la resa dei conti conclusiva con le solite abusate frasi tipo “Tu sei una bambina molto cattiva” (e basta!) e la “coglionaggine” dimostrata dal colpevole che in pratica serve a Jennifer la vendetta su un piatto d’argento…
Davvero nulla che ci cambi la vita a livello di profonde tensioni…

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