Una storia inossidabile… Resiste alle ingiurie del tempo la trama del romanzo di Jack Finney “The Body Snatcher”, adattato per ben quattro volte sul grande schermo. La prima fu in piena era maccartista, alla regia c’era il grande Don Siegel e “L’ invasione degli ultracorpi”, quella dei grossi bacelli, divenne un classico di fantascienza ed un contenitore di paure assortite. Poi ci furono l’urlo agghiacciante degli alieni di “Terrore dallo spazio profondo” di Philip Kaufmann (1978) e i filamenti “bavosi” della versione “militarizzata” di Abel Ferrara del 1993 (“Ultracorpi – l’invasione continua”. E oggi? Ecco “Invasion”, film dalla lavorazione più travagliata di un attacco extraterrestre, passato dalle mani del tedesco Olivier Hirschbiegel a James McTeigue che ha completato alcune sequenze, non accreditato. Così il film, già pronto nel 2006, nonostante la coppia di due star nei ruoli principali (Nicole Kidman e Daniel Craig) è arrivato solo ora nelle sale e negli Stati Uniti ha clamorosamente “bucato” al botteghino.
La storia è del resto nota (il pubblico si è forse stancato degli “ultracorpi”?): gli alieni “rubano” i corpi (in questa versione attraverso i fluidi corporei), impossessandosi delle fattezze fisiche e spersonalizzando gli umani. La mancanza di emozioni è l’elemento di riconoscibilità della minaccia spaziale e la psichiatra Carol Bennell si accorge dei vistosi cambiamenti della psiche, sia attraverso alcuni clienti che con l’ex marito (Jeremy Northam), il primo ad aver toccato la strana sostanza piovuta dal cielo attraverso i relitti di uno Shuttle saltato per aria (come dire, attenzione a ciò che inviamo nel cosmo!).
La dottoressa, con l’aiuto del medico Ben Driscoll (se conoscete bene il primo film, nomi e cognomi di alcuni personaggi vi suoneranno familiari), con cui ha un rapporto non solo professionale, cerca di capire cosa sta dietro al misterioso virus che ha messo in ginocchio la popolazione degli Stati Uniti e cerca anche di salvare il figlioletto dalla minaccia spaziale, scoprendo che il suo amato pargolo è pure la chiave per risolvere la situazione…
Ritmo pressante e inquietudini presenti: il remake è di discreta fattura ma non si riesce a digerire la morale finale secondo questa versione, dove sembra quasi da preferire un mondo disumanizzato ma senza guerre e violenze, piuttosto che la normalità con tutti i suoi problemi e le sue brave angosce quotidiane. Un mondo senza affetti meglio di uno dove batte forte il cuore dell’emozione? Nell’originale di Don Siegel forte e decisa era invece la reazione dell’individuo normale (il medico protagonista) nei confronti della perdita di personalità, in un mondo sempre più “meccanico” e incapace di ascoltare.
Oltre all’affascinante e un po’ gelida coppia di interpreti principali, in “Invasion” ci sono Jeremy Northam, il giovane Jackson Bond, Jeffrey Wright e, citazione per cinefili, Veronica Cartwright, già nel cast dell’invasione del 1978.
mercoledì 17 ottobre 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento